Neuroendocrinology, luglio 2022
Non solo bisfenolo A: gli effetti dell’esposizione ai bisfenoli in gravidanza e allattamento
Anche il BPS - tra i sostituti più usati per l’ormai tristemente famoso bisfenolo A - si comporta da interferente endocrino, con effetti talvolta peggiori di quelli causati dal BPA: può infatti alterare l’encefalo e il comportamento della madre, influenzando la sopravvivenza della prole. Lo dimostra lo studio realizzato dalle ricercatrici del gruppo NICO di Neuroendocrinologia in collaborazione con l'Università di Parma.
Bonaldo Ba,b · Gioiosa Lc · Panzica GC a,b · Marraudino Ma,b
Il bisfenolo A e la TDI, dose giornaliera tollerabile
Il bisfenolo A (BPA), noto componente delle plastiche, è ormai da tempo classificato come interferente endocrino. Grazie alla sua struttura, infatti, può legare diversi recettori degli ormoni steroidei e quindi mediare numerosi effetti nell’organismo.
Non a caso l’EFSA (European Food Safety Authority) ha indicato nel 2015 la dose giornaliera tollerabile (TDI) in 4 µg/kg di peso corporeo al giorno, riducendola di ben 10 volte rispetto a quella precedente, e al momento ne sta valutando un’ulteriore riduzione. D’altra parte, le alternative individuate al BPA sono - purtroppo - nella maggior parte dei casi sempre bisfenoli, come il bisfenolo S (BPS), oggi uno dei sostituti più utilizzato. Questi composti sembrano comunque comportarsi da interferenti endocrini, mediando effetti talvolta peggiori di quelli causati dal BPA stesso.
BPA e BPS: uno studio per testare gli effetti in gravidanza e allattamento
Il nostro gruppo di Neuroendocrinologia, impegnato da anni nello studio degli effetti degli interferenti endocrini, ha così deciso di testare l’effetto dell’esposizione a BPA o BPS (in dose pari a quella indicata dall’EFSA come tollerabile) in femmine di topo durante la delicata fase delle gravidanze e dell’allattamento. Questa finestra temporale rappresenta infatti un periodo particolarmente sensibile alle alterazioni dell’ambiente ormonale, con conseguenze non solo su embrione e feto in sviluppo, ma anche sulla madre stessa.
Le autrici dello studio: Brigitta Bonaldo, Laura Gioiosa e Marilena Marraudino.
Lo studio, realizzato dalle dr.sse Brigitta Bonaldo e Marilena Marraudino in collaborazione con la dott.ssa Laura Gioiosa dell’Università di Parma, ha evidenziato come l’esposizione sia a BPA che a BPS provochi un’alterazione del comportamento materno spontaneo - osservato durante la prima settimana di vita dei cuccioli - che risulta ridotto in termini di tempo passato nel nido e di cura dei cuccioli.
Valutazione del comportamento materno spontaneo ed effetti dell’esposizione a BPA o BPS sui cuccioli. I tre istogrammi in alto mostrano la percentuale di tempo passata dalle madri trattate con veicoloBPA o BPS, durante la prima settimana di vita dei piccoli, rispettivamente: (a)all’esterno del nido, (b)espletando comportamenti legati alla cura dei piccoli, e (c)espletando comportamenti non legati alla cura dei piccoli. I due istogrammi in basso mostrano invece (e) il rapporto di cuccioli maschi e femmine presenti nelle cucciolate e (f) il tasso di mortalità totale (destra), maschile (centro) e femminile (sinistra) delle cucciolate ottenute da madri trattate con veicolo, BPA o BPS.
Inoltre, le nostre ricercatrici hanno verificato se queste alterazioni comportamentali riflettessero anche delle alterazioni a livello nervoso, analizzando il sistema ad ossitocina dei nuclei magnocellulari dell’ipotalamo, coinvolto proprio nel controllo del comportamento materno. L’analisi ha rivelato un’alterazione a livello dei nuclei paravantricolare e sopraottico, in cui si vede un aumento dell’ossitocina negli animali esposti al BPA, ma non in quelle esposti al BPS.
Analisi immunoistochimica del sistema ossitocina. Le immagini mostrano le cellule ad ossitocina presenti nei nuclei ipotalamici paraventricolare (in alto) e soprattico (in basso). Negli animali trattati con BPA (centro) si evidenzia un aumento dell’ossitocina in entrambi i nuclei, rispetto agli animali di controllo (a sinistra) o trattati con BPS (a destra).
Infine, lo studio evidenzia che le cucciolate nate da madri esposte ai bisfenoli risultano diverse rispetto a quelle ottenute dalle madri controllo, in termini di numeri di cuccioli maschi e femmine e di mortalità dei cuccioli. Le cucciolate ottenute da madri esposte a bisfenoli avevano infatti una mortalità maggiore rispetto a quelle di controllo.
Inoltre, le cucciolate ottenute da madri trattate con BPA vedevano un maggior numero di maschi rispetto alle femmine, differenze ulteriormente acuita dal maggior tasso di mortalità dei cuccioli femmina. Tra le cucciolate ottenute da madri trattate con BPS, invece, la situazione è opposta: un maggior numero di femmine rispetto ai maschi, maggiormente soggetti a mortalità.
L’esposizione a bisfenoli durante gravidanza e allattamento ha quindi effetti avversi non solo sulla madre, ma anche sulla prole in sviluppo, alterando comportamenti cruciali per la sopravvivenza dei cuccioli, come quello materno.
Se da un lato, quindi, risulta necessario procedere nella stesura di regolamentazioni più stringenti riguardo l’utilizzo del BPA, questo non sembra essere sufficiente: occorre infatti una regolamentazione più ampia dell’uso dei bisfenoli nel loro complesso.
a Neuroscience Institute Cavalieri Ottolenghi (NICO), Regione Gonzole, Turin, Italy
b Department of Neuroscience “Rita Levi-Montalcini,” University of Turin, Turin, Italy
c Unit of Neuroscience, Department of Medicine and Surgery, University of Parma, Parma, Italy
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