Paziente tetraplegico operato al CTO di Torino torna a usare le mani

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10/06/2019
Paziente tetraplegico operato al CTO di Torino torna a usare le mani

Sportello lesioni spinali

Crediamo sia compito di noi ricercatori dare risposte chiare e soprattutto scientificamente corrette a chi incorre in notizie parzialmente false, scorrette o addirittura in vere e proprie bufale.
Da qui la volontà di creare questo sportello, uno spazio dedicato alle vostre domande e ai vostri dubbi, ma anche agli aggiornamenti sulla ricerca. 
Un progetto nato in sinergia con il Coordinamento Para-Tetraplegici del Piemonte.

Paziente tetraplegico operato al CTO di Torino torna a usare le mani

Cari amici,

Avrete letto tutti di recente sui giornali la notizia di un “paziente tetraplegico operato al CTO che torna a usare le mani…”
Abbiamo la fortuna di collaborare da anni con i chirurghi che lo hanno operato - il dott. Bruno Battiston e il prof. Diego Garbossa - e ci siamo fatti spiegare bene in cosa consiste l’intervento, quale era la situazione del paziente e quali saranno i possibili risultati.
Tutto questo al di là delle semplificazioni e dei titoli roboanti dei giornali, comprensibilmente utilizzati per attirare l’attenzione dei lettori.

Solo a titolo informativo, riportiamo alcuni degli articoli:

7 giugno 2019 - Corriere della Sera Torino
Torino, tetraplegico torna a usare le mani: gli riannodano i nervi sani con quelli malati

8 giugno 2019 - La Stampa
Nervi sani riannodati a quelli malati, tetraplegico torna a usare le mani

L'intervento al CTO di Torino, alcuni chiarimenti

Il paziente era tetraplegico, aveva cioè una lesione a livello del midollo cervicale alto. In realtà, l’arto superiore è innervato dal plesso brachiale, una rete di fibre nervose che originano a vari livelli del midollo cervicale. Questo paziente aveva una lesione che interessava solo parte di questi livelli, cioè aveva una mobilità residua di parte degli arti superiori, soprattutto la spalla e la parte alta del braccio, la cui innervazione originava sopra la lesione.
Il resto invece era paralizzato in quanto le fibre che lo innervavano originavano sotto la lesione.

L’idea alla base dell’intervento è prendere parte delle fibre (dei nervi) che innervano la parte alta e immetterle nei nervi che invece non sono più attivi in quanto originano sotto la lesione. Questi ultimi faranno da guida alle fibre dei nervi ancora attivi per ricrescere e reinnervare i muscoli della mano. Il risultato, visibile solo dopo mesi di ricrescita, dovrebbe essere la possibilità per il paziente di usare la mano per la prensione di oggetti. Quindi la restituzione di una funzione molto importante per la vita di tutti i giorni, anche se non riguarda tutti i suoi movimenti.

Diamo tempo dunque alle fibre nervose di ricrescere e riprendere a fare il loro lavoro. Nel mentre apprezziamo questa nuova tecnica, almeno per l’Italia, consci che l’intervento potrà aiutare a migliorare le condizioni di una parte dei pazienti con lesioni midollari, a patto che venga effettuato in tempi relativamente brevi dopo la lesione, e che esistano le condizioni anatomiche (parte del plesso brachiale ancora efficiente).

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