HackUniTO for Ageing: i nostri progetti dedicati all'invecchiamento

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23/09/2016
HackUniTO for Ageing: i nostri progetti dedicati all'invecchiamento
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#hackUniTO for Ageing è l’iniziativa lanciata dall’Università di Torino per valorizzare la Ricerca delle università e degli enti di ricerca dedicata all’Ageing e per favorire la collaborazione con imprese e istituzioni. L’obiettivo è realizzare prodotti, servizi, soluzioni e strategie innovative in grado di offrire maggiori opportunità per un invecchiamento sano e attivo.

I nostri ricercatori partecipano con sei progetti: ricerca di base e applicata insieme per prevenire e combattere gli effetti dell'invecchiamento.

CHE COSA PUOI FARE TU?
Puoi decidere di sostenere uno o più dei nostri progetti di ricerca con un bonifico bancario intestato a: Fondazione Cavalieri Ottolenghi, indicando il nome del progetto e il suo referente.
Iban: IT62X0200801140000060029682

CORSA, BENESSERE PSICOFISICO E INVECCHIAMENTO
Correre per potenziare il cervello > vai alla pagina dedicata
Prof. Paolo Peretto e il team di Neurogesi adulta

runners

IL PROBLEMA
Prevenire i processi di invecchiamento che influenzano la sfera cognitiva, emotiva e sessuale.
L’allungamento dell’aspettativa di vita espone la popolazione anziana a disabilità cognitive oltre che fisiche, che possono essere direttamente legate a una riduzione della capacità di adattamento e risposta alle stimolazioni ambientali (plasticità cerebrale).

LA RICERCA
I dati sperimentali forniti dalla ricerca di base indicano che l’attività aerobica, in particolare la corsa, influenza positivamente la plasticità neurale alla base di funzioni di tipo cognitivo ed emotivo (memoria e risposta allo stress) con possibili ricadute su attività fisiologiche ad esse correlate, come la sessualità e la fertilità.

LA SOLUZIONE
Studiare l’effetto della corsa su specifici parametri psico-fisici attraverso un’azione integrata di ricerca di base e ricerca applicata. Identificare le condizioni che attraverso un’attività regolare di corsa possano stimolare la plasticità cerebrale, favorendo il mantenimento di elevate performance cognitive e fisiche nel corso dell’invecchiamento.

SIAMO CIÒ CHE MANGIAMO
Sistema nervoso e fitoestrogeni: protezione o danni?
Prof. Giancarlo Panzica e il team di Neuroendocrinologia

fitoestrogeni

IL PROBLEMA
I fitoestrogeni, sostanze che possono alterare il funzionamento ormonale, sono presenti in grandi quantità in numerosi alimenti o integratori. Tuttavia sono scarse le conoscenze sui loro effetti negativi e/o positivi a medio-lungo termine. La soia, tra gli alimenti che ne sono più ricchi, è presente in grandi quantità nell’alimentazione non solo di persone adulte ma anche di bambini durante lo sviluppo.

LA RICERCA
Gli ormoni sono sostanze endogene che regolano moltissimi aspetti della vita: riproduzione, comportamento sociale, appetito, emozioni, invecchiamento. Il nostro gruppo studia come l’esposizione a interferenti endocrini (IE) - fattori ambientali e sostanze assunte con il cibo, tra cui i fitoestrogeni – può alterare l’equilibrio del sistema neuroendocrino e contribuire all’insorgenza di malattie come l’obesità e patologie (Alzheimer e Parkinson) che insorgono spesso in età avanzata.

LA SOLUZIONE
Studiare il meccanismo d’azione e l'impatto di alimenti ricchi di fitoestrogeni sulla salute umana. Capire gli effetti negativi a lungo termine sulle malattie neurodegenerative e l'obesità, ma anche il loro ruolo neuroprotettivo - soprattutto nel contesto della menopausa - è necessario per un’alimentazione più consapevole.

INVECCHIAMENTO ATTIVO E IN SALUTE
My-AHA - My ACTIVE AND HEALTHY AGEING
Una piattaforma ICT per prevenire la fragilità
Prof. Alessandro Vercelli, capoprogetto del team che unisce 16 paesi in Europa, Asia e Australia

my_aha logo

IL PROBLEMA
L’invecchiamento si traduce in fragilità fisica, cognitiva, psicologica e sociale. La diagnosi precoce permette di ridurne gli effetti negativi, con notevoli risparmi sui costi sanitari:  l’UE stima che i servizi di teleassistenza possano ridurre di 12,5 milioni i giorni di ricovero ospedaliero e di oltre 40 Mln quelli di lungo-degenza.

LA RICERCA
Il progetto sperimenterà una piattaforma ICT in grado di rilevare precocemente e con precisione il rischio di fragilità, tramite sensori - da indossare e non - e dati disponibili nell'ambiente di vita quotidiana degli anziani (misure vitali, andatura e postura, qualità del sonno, umore, ecc.).

LA SOLUZIONE
Nuove modalità di monitoraggio della salute e di prevenzione delle malattie mediante profilazione, consigli, feedback e supporto personalizzati. Rilevato il rischio, my-AHA fornirà interventi mirati, basati sulle ICT, che motivino gli utenti a partecipare all’esercizio fisico e cognitivo, e programmi nutrizionali ad hoc: il fine è migliorare il comportamento a lungo termine.

PARTECIPA ANCHE TU!
Se hai più di 55 anni e vuoi partecipare alla sperimentazione scrivi a: myaha.project@gmail.com

UN NUOVO APPROCCIO TERAPEUTICO PER L'ALZHEIMER
Uch-L1: lo spazzino neuronale pe l'Alzheimer
Dr.ssa Elena Tamagno e il team di Sviluppo e Patologia del cervello

IL PROBLEMA
Almeno 1 milione di italiani soffre di questa patologia, un numero destinato a salire esponenzialmente senza nuove sostanziali scoperte. L’Alzheimer ha costi sanitari diretti ed indiretti che non saranno, a breve, più sostenibili. A oggi esistono solo cure sintomatiche, atte cioè a migliorare i sintomi e nella migliore delle ipotesi a rallentare il declino cognitivo, ma nulla di risolutivo capace di fermare questa devastante malattia.

LA RICERCA
Il progetto si propone di estendere la comprensione del ruolo dell'enzima ubiquitin C-terminal hydrolase (Uch)-L1 nell’alterazione dell’UPS e autofagia, i due principali sistemi di “pulizia” cellulari nell’Alzheimer. Il razionale per studiare questo enzima è che Uch-L1 è un’abbondante proteina neuronale che rimuove e ricicla le molecole di ubiquitina dalle proteine degradate.

LA SOLUZIONE
Le nostre ricerche sono mirate allo studio dei meccanismi molecolari tossici alla base della malattia al fine di sperimentare nuovi approcci terapeutici. La comprensione dei meccanismi che portano alla morte delle cellule nervose in corso di malattia può portare allo sviluppo di approcci terapeutici davvero in grado di fermarla.

ALTERAZIONI METABOLICHE ASSOCIATE ALL'INVECCHIAMENTO DELLE DONNE: NUOVI MECCANISMI
Prof.ssa Carola Eva e il team di Neuropsicofarmacologia in collaborazione con le Università di Milano, Brescia e Parma

IL PROBLEMA
Le statistiche rivelano una maggiore incidenza di malattie cardiovascolari, metaboliche e cancro nelle donne in postmenopausa. La ricerca di base ha fornito molti dati sugli effetti negativi della privazione degli estrogeni e sui benefici della terapia ormonale sostitutiva. Ciò nonostante oggi è consigliata solo nel periodo perimenopausa, e non come prevenzione.

LA RICERCA
Il coordinamento dei laboratori  ha due obiettivi: 1. validare una nuova teoria che spieghi la maggiore incidenza di specifiche disfunzioni dopo la menopausa; 2. studiare le attività fisiologiche dell’estradiolo e dei suoi recettori. Lo scopo è identificare nuove terapie che sfruttino i benefici effetti degli estrogeni.

LA SOLUZIONE
Definire i meccanismi sesso-dipendenti alla base del metabolismo energetico e dell'omeostasi per prevenire le malattie associate all'invecchiamento. La caratteristica innovativa del progetto risiede nell’ipotesi guida, per cui il fegato è un elemento chiave nella regolazione delle risposte ormetiche femminili.

IL NEURONE IMMORTALE?
Dr.ssa Annalisa Buffo e il team di Neurobiologia della plasticità cerebrale - in collaborazione con il Prof. Lorenzo Magrassi, Università di Pavia

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IL PROBLEMA
Con l’invecchiamento i nostri neuroni si disconnettono, atrofizzano e in parte muoiono. Le prestazioni del sistema nervoso si deteriorano e, anche in assenza di patologie, la qualità della vita diminuisce e aumenta la predisposizione degli altri organi ad ammalarsi.

LA RICERCA
Abbiamo dimostrato che i neuroni possono sopravvivere più a lungo dell’organismo che li genera. È una buona notizia perché indica che il tempo di sopravvivenza dei neuroni non è fissato dal codice genetico. Scoprendo e manipolando i meccanismi che regolano l’orologio dell’invecchiamento cerebrale, potremmo riprogrammarlo e mantenere così i neuroni in salute anche in età avanzata.

LA SOLUZIONE
identificare i fattori che regolano l’orologio cerebrale studiando come i neuroni di specie longeve come l’uomo reagiscono trapiantati in specie con vita breve vita, come il topo.

>> scarica la brochure in pdf (1 ,80 M)

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GiovedìScienza racconta la ricerca al NICO

Vivere per sempre. 
Una popolazione sempre più longeva, i suoi problemi e le risposte della ricerca

Hai perso la diretta? Guarda ora il video di GiovedìScienza al NICO: una puntata in diretta dai nostri laboratori dedicata alla ricerca sull'invecchiamento.

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