COVID-19 e attività di malattia in persone con sclerosi multipla: uno studio basato sul registro italiano SM

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15/12/2022
COVID-19 e attività di malattia in persone con sclerosi multipla: uno studio basato sul registro italiano SM

Infezione da virus SARS-COV2 e attività di malattia in persone con sclerosi multipla: uno studio di popolazione basato sul registro italiano SM.

Questa news è realizzata e diffusa nell'ambito del progetto di divulgazione Approccio integrato per una efficace presa in carico post emergenza COVID-19 dei pazienti affetti da SM, finanziato da Novartis Farma S.p.A.

La sclerosi multipla (SM) origina dalla complessa interazione tra fattori ambientali e predisposizione genetica. Numerosi studi hanno rivelato l'effetto sulla malattia di diversi fattori ambientali come infezioni, esposizione al sole, dieta e stile di vita.

A dicembre 2019 è stato isolato un nuovo virus denominato SARS-CoV-2, responsabile della malattia COVID-19. Poiché il potenziale effetto dell'infezione da parte di questo virus sull'attività di malattia nella SM è ignoto, il gruppo di ricerca NICO di Neurobiologia clinica diretto dal dott. Marco Capobianco ha realizzato uno studio basato sui dati del registro italiano SM promosso dalla Fondazione Italiana Sclerosi Multipla-FISM.

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Lo studio è stato realizzato con tre obiettivi principali:

  • confrontare l'attività clinica e radiologica di malattia delle persone con SM nel periodo pandemico (2020/21) e pre-pandemico (2018/19);
  • confrontare l'attività clinica e radiologica di malattia durante i primi 5 mesi del periodo pandemico delle persone con SM residenti nelle aree del nord Italia più colpite dall'infezione rispetto al resto del paese dove la circolazione del virus era inferiore;
  • nelle persone con SM che hanno contratto l'infezione da SARS-CoV-2, confrontare i dati relativi all'attività di malattia nei tre mesi precedenti e seguenti l'infezione.

La prima parte dello studio ha esaminato i dati di più di 18000 persone con SM. L'attività clinica e radiologica di malattia osservata nel periodo pandemico è risultata essere inferiore a quella del periodo pre-pandemico. Un tale fenomeno può essere ricondotto, almeno in parte, agli effetti delle misure di contenimento dell'infezione messe in atto durante il periodo pandemico (distanziamento, uso di mascherine, lockdown), che oltre a limitare la diffusione del virus SARS-CoV-2 hanno limitato la circolazione anche di altri virus associati ad un aumentato rischio di attività di malattia nella SM.

D'altro canto, questi dati possono riflettere la riduzione dell'attività di monitoraggio clinico e radiologico dei pazienti che si è verificata durante il periodo pandemico, per cui è possibile che parte dei dati relativi all'attività di malattia nel periodo pandemico non siano stati correttamente rilevati.

La seconda parte dello studio ha confrontato i dati di circa 10.000 persone con SM residenti nelle aree del nord e del centro-sud Italia. L'attività di malattia è risultata essere paragonabile, se non inferiore, nelle aree del nord Italia dove il virus SARS-CoV-2 circolava maggiormente, ma dove le misure di contenimento come il lockdown sono entrate in vigore prima, rispetto alle aree del centro-sud.

La terza parte dello studio ha esaminato, infine, i dati di più di 1.000 persone con SM che hanno contratto l'infezione da SARS-CoV-2. In questi individui, l'attività di malattia nei tre mesi successivi all'infezione è risultata paragonabile a quella osservata nei tre mesi precedenti.

In conclusione, lo studio ha mostrato per la prima volta che l'infezione da parte del virus SARS-CoV-2 non è associata ad un aumento dell'attività di malattia nelle persone con SM, mentre suggerisce che la limitazione della circolazione di agenti patogeni abbia un effetto protettivo.

I risultati dello studio sono stati presentati al Congresso Scientifico Annuale Associazione Italiana Sclerosi Multipla (AISM) e la sua Fondazione (FISM) - Roma 24, 25, 26 maggio 2022.

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