Cellular and Molecular Life Sciences, luglio 2022
Riposizionamento dei farmaci: la moxifloxacina, un antibiotico potrebbe fermare la SMA
La moxifloxacina, antibiotico utilizzato per la cura di infezioni respiratorie, risulta efficace anche nel trattamento della SMA. Lo dimostra uno studio realizzato dalle ricercatrici NICO Marina Boido e Giovanna Menduti in collaborazione con l’Università di Valencia e l’ISERM, e grazie al supporto di AFM-Téléthon. I risultati confermano nel riposizionamento dei farmaci una strategia preziosa per identificare nuove terapie per le malattie rare.
Camille Januel1, Giovanna Menduti2, Kamel Mamchaoui3, Cecile Martinat1, Ruben Artero4,5, Piotr Konieczny4,5, Marina Boido2
Il gruppo NICO di Sviluppo e patologia del cervello ha presentato i risultati di questo e altri studi dedicati alla SMA in occasione di SMA Europe (3° International Scientific Congress on Spinal Muscolar Atrophy - Barcellona, 21-23 ottobre 2022).
Il riposizionamento dei farmaci: perché è vantaggioso
Il riposizionamento dei farmaci consiste nel testare in maniera sistematica farmaci per curare una patologia differente da quella per cui sono già in uso. Il drug repositioning ha il grande vantaggio di ridurre fortemente tempi e costi - generalmente molto alti, ma necessari per sviluppo e sperimentazione delle molecole - dal momento che i farmaci riposizionati hanno di fatto già ottenuto le approvazioni per l’utilizzo nell’uomo e se ne conoscono effetti collaterali, dosi e tolleranza. Si possono così ridurre fortemente i tempi per passare dal bancone del laboratorio alla corsia dell’ospedale.
I farmaci per fermare la SMA
Un approccio sempre più impiegato anche nell’ambito dell’Atrofia Muscolare Spinale (SMA), come hanno descritto le nostre ricercatrici in uno studio del 2020 (Menduti et al. Drug Screening and Drug Repositioning as Promising Therapeutic Approaches for Spinal Muscular Atrophy Treatment. Front Pharmacol. 2020 Nov12;11:592234. doi: 10.3389/fphar.2020.592234).
La SMA è una malattia neuromuscolare dell’infanzia, caratterizzata dalla progressiva morte dei motoneuroni, le cellule nervose che permettono la contrazione dei muscoli scheletrici. Ad oggi sono disponibili tre farmaci molto efficaci nell’aumentare la produzione della proteina mancante SMN (fondamentale per la sopravvivenza dei motoneuroni) e nel rallentare, e in alcuni casi persino migliorare, il decorso della patologia (ne abbiamo parlato qui: Conoscere e capire la SMA, Pharmacom)
Tuttavia, ciascuno di questi mostra ancora diversi limiti e/o svantaggi: uno stimolo per continuare a cercare soluzioni terapeutiche nuove. Nasce con questi presupposti lo studio sulla moxifloxacina, un antibiotico ampiamente utilizzato per la cura di infezioni respiratorie.
Lo studio sulla moxifloxacina
Grazie alla collaborazione con i colleghi dell’Università di Valencia e dell'INSERM - Institut National de la Santé et de la Recherche Médicale (rispettivamente, gruppi del prof. Artero e della dott.ssa Martinat) - e al supporto finanziario di AFM-Téléthon - la prof.ssa Marina Boido e la dott.ssa Giovanna Menduti (rispettivamente a destra e a sinistra nella foto qui in basso) del gruppo NICO di Sviluppo e Patologia del Cervello hanno dimostrato come il farmaco risulti efficace anche nel trattamento della SMA.
La somministrazione quotidiana di moxifloxacina è in grado infatti di incrementare i livelli di proteina SMN funzionale sia nelle cellule derivate dai pazienti, sia nei topi affetti dalla malattia. In entrambi i modelli, questo effetto ha permesso di osservare una maggiore sopravvivenza dei motoneuroni (le cellule principale bersaglio della SMA, in verde nell'immagine) e una ridotta atrofia delle cellule muscolari. Inoltre gli animali trattati hanno mostrato una diminuita neuroinfiammazione, migliori performance motorie e un aumento della sopravvivenza.
«Questo studio non solo suggerisce che la moxifloxacina possa essere un candidato interessante per una futura sperimentazione clinica nell’ambito della SMA - sottolinea la prof.ssa Boido - ma dimostra ancora una volta come il riposizionamento dei farmaci sia una strategia preziosa per identificare nuove terapie per le malattie rare».
Effetti della moxifloxacina sulla neurodegenerazione dei motoneuroni e sulla neuroinfiammazione nel midollo spinale dei topi SMA: (A) il trattamento rallenta la perdita dei motoneuroni (indicati dalle frecce rosse) e (B) riduce l’attivazione degli astrociti (visibili in verde e positivi al marker GFAP).
1 INSERM/UEVE, UMR 861, Université Paris Saclay, I-STEM, AFM-Telethon, Rue Henri Desbruères, 91100 Corbeil-Essonnes, France
2 Department of Neuroscience “Rita Levi Montalcini”, Neuroscience Institute Cavalieri Ottolenghi, University of Turin, Regione Gonzole 10, Orbassano, 10043 Turin, TO, Italy
3 Sorbonne Université, Inserm, Institut de Myologie, Centre de Recherche en Myologie, 75013 Paris, France
4 University Institute of Biotechnology and Biomedicine (BIOTECMED), Universitat de València, Street Dr. Moliner, 50, 46100 Burjasot, Valencia, Spain
5 Translational Genomics Group, Incliva Biomedical Research Institute
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