Nell'immagine: La somministrazione di MR-409 ha significativamente contrastato l’atrofia muscolare nei topi affetti da SMA
Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS)
Una nuova molecola che rallenta la progressione della SMA, l'Atrofia Muscolare Spinale
Si chiama MR-409 ed è prodotta a Miami, nel laboratorio del Premio Nobel per la Medicina prof. Andrew Viktor Schally: è una piccola molecola sintetica in grado di rallentare la progressione della SMA. Lo dimostra lo studio coordinato dal direttore del NICO - Università di Torino prof. Alessandro Vercelli e dalla Prof.ssa Riccarda Granata del Dipartimento di Scienze Mediche UniTo e pubblicato sulla prestigiosa rivista americana PNAS.
Marina Boido1, Iacopo Gesmundo2, Anna Caretto1, Francesca Pedrolli2, Roberta Schellino1, Sheila Leone3, Renzhi Cai4 5, Wei Sha4, Ezio Ghigo2, Andrew V Schally 4 5 6 7 8, Alessandro Vercelli1, Riccarda Granata2
I nostri ricercatori autori dello studio pubblicato su PNAS.
Da sinistra: la dr.ssa Roberta Schellino, il prof. Alessandro Vercelli (direttore del NICO), la dr.ssa Anna Caretto e la prof.ssa Marina Boido, del gruppo di ricerca NICO di Sviluppo e patologia del cervello.
L’Atrofia Muscolare Spinale (SMA) è una malattia neuromuscolare rara dell’infanzia, caratterizzata dalla perdita dei motoneuroni, le cellule nervose che trasportano i segnali dal sistema nervoso centrale ai muscoli, controllandone il movimento. La SMA, che ha un’incidenza di circa 1 su 10.000 nati vivi, provoca debolezza, atrofia muscolare progressiva e complicazioni respiratorie. È causata da mutazioni del “gene per la sopravvivenza del motoneurone” e conseguente carenza della proteina SMN (Survival Motor Neuron), essenziale per la sopravvivenza e il normale funzionamento dei motoneuroni.
Fino a poco tempo fa, il trattamento della SMA era esclusivamente sintomatico, finalizzato a migliorare la qualità di vita dei pazienti. Oggi, invece, sono stati approvati nuovi farmaci in grado di incrementare la produzione di proteina SMN funzionale, ma non sono ancora considerati come cura definitiva per la SMA.
Lo studio pubblicato su PNAS
Uno studio dell’Università di Torino, coordinato dalla Prof.ssa Riccarda Granata, della Divisione di Endocrinologia e Malattie del Metabolismo (diretta dal Prof. Ezio Ghigo) del Dipartimento di Scienze Mediche e dal direttore del NICO Prof. Alessandro Vercelli (Dipartimento di Neuroscienze), ha dimostrato di recente come una piccola molecola sintetica chiamata MR-409, analoga del growthhormone-releasinghormone (GHRH, neurormone che stimola il rilascio dell’ormone della crescita), sia capace di rallentare la progressione della SMA.
Il trattamento con MR-409 ha migliorato l’innervazione dei muscoli scheletrici dei topi SMA.
La ricerca che unisce Torino e Miami
MR-409 è prodotta a Miami nel laboratorio del Prof. Andrew Viktor Schally, Premio Nobel per la Medicina e co-autore del lavoro. Nello specifico, i ricercatori che hanno condotto lo studio - la Prof.ssa Marina Boido e la Dr.ssa Anna Caretto del gruppo di ricerca NICO di Sviluppo e patologia del cervello, e il Dr. Iacopo Gesmundo - hanno evidenziato come MR-409 sia in grado di migliorare le funzioni motorie, attenuare l’atrofia muscolare e promuovere la maturazione delle giunzioni neuromuscolari in un modello sperimentale di SMA.
Inoltre, MR-409 contrasta la perdita dei motoneuroni e riduce l’infiammazione nel midollo spinale. Questi risultati suggeriscono che MR-409 possa rappresentare un potenziale farmaco, in associazione ad altre terapie, nel trattamento della SMA.
MR-409, migliorando l’innervazione ed il trofismo muscolare, ha anche contribuito a rallentare la degenerazione dei motoneuroni spinali (mostrati in verde) nei topi SMA.
Lo studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista americana Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), è il risultato di una collaborazione tra il gruppo di neuroscienziati, da anni impegnati nella ricerca sulla SMA, ed il gruppo di endocrinologia cellulare e molecolare, che insieme al Prof. Schally ed i suoi collaboratori, ha dimostrato già in precedenza gli effetti protettivi degli analoghi del GHRH, anche a livello cardiaco e muscolare.
Pur non essendo ancora disponibili per uso umano, sono in corso ulteriori studi per l’autorizzazione di queste sostanze per uso clinico, definite “agonisti” del GHRH, così come degli “antagonisti”, promettenti farmaci antitumorali, già studiati nel mesotelioma pleurico maligno e nei tumori ipofisari.
Guarda l'intervista della prof.ssa Marina Boido
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Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS)
Agonist of growth hormone-releasing hormone improves the disease features of spinal muscular atrophy mice.
Marina Boido1, Iacopo Gesmundo2, Anna Caretto1, Francesca Pedrolli2, Roberta Schellino1, Sheila Leone3, Renzhi Cai4 5, Wei Sha4, Ezio Ghigo2, Andrew V Schally 4 5 6 7 8, Alessandro Vercelli1, Riccarda Granata2
1 Department of Neuroscience "Rita Levi Montalcini", Neuroscience Institute Cavalieri Ottolenghi, University of Turin, 10043 Turin, Italy.
2 Division of Endocrinology, Diabetes and Metabolism, Department of Medical Sciences, University of Turin, 10126 Turin, Italy.
3 Department of Pharmacy, G. d'Annunzio University, 66100 Chieti, Italy.
4 Endocrine, Polypeptide, and Cancer Institute, Veterans Affairs Medical Center, Miami, FL 33125.
5 South Florida VA Foundation for Research and Education, Veterans Affairs Medical Center, Miami, FL 33125.
6 Divisions of Medical/Oncology and Endocrinology, Department of Medicine, Miller School of Medicine, University of Miami, Miami, FL 33136.
7 Department of Pathology, Miller School of Medicine, University of Miami, Miami, FL 33136.
8 Sylvester Comprehensive Cancer Center, Miller School of Medicine, University of Miami, Miami, FL 33136.
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