Giornata mondiale dell'Alzheimer: i nostri studi sul metabolismo del ferro

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21/09/2022
Giornata mondiale dell'Alzheimer: i nostri studi sul metabolismo del ferro

21 settembre 2022
Giornata mondiale dell'Alzheimer

Più di 50 milioni di persone sono affette da Malattia di Alzheimer nel mondo con un’incidenza annuale di 10 milioni di nuovi casi e con una stima di 130 milioni di casi nel 2050. In Italia i malati sono circa un milione, di cui 75 mila malati risiedono in Piemonte e un nuovo caso di demenza diagnosticato ogni 4 secondi nel mondo (dati da World Health Organization, WHO). Le stime sono allarmanti per un paese come il nostro con un indice di vecchiaia secondo in Europa solo alla Germania.

La malattia di Alzheimer colpisce il cervello dei pazienti 20-30 anni prima della manifestazione clinica, in media intorno ai 60-65 anni d’età. La patologia è caratterizzata dall’accumulo incontrollato di proteine che si depositano tra i neuroni (beta-amiloide) e che inducono in seguito la produzione di fibrille tossiche (proteina Tau iperfosforilata) nei neuroni; insieme queste causano la morte neuronale e la progressiva atrofia cerebrale.

Un'emergenza in ambito sanitario e sociale

La malattia di Alzheimer rappresenta il problema medico più importante in ambito di ricerca e salute pubblica. È infatti un enorme carico economico e umano per le famiglie e la società, che gravando pesantemente sulla spesa pubblica, sui sistemi sanitari e assistenziali. In base ai dati Censis, in Italia la spesa globale annua media per ogni singolo paziente è di circa 60.000 euro
Da non trascurare il fatto che la quasi totalità degli anziani colpiti da demenza in Italia vive in famiglia; la malattia di Alzheimer è stata per questo definita una malattia familiare che determina importanti conseguenze sulla salute fisica e mentale dei parenti dei pazienti che rischiano di diventare le seconde vittime della malattia.

A oggi non esiste una terapia per la cura della malattia di Alzheimer e i ricercatori di tutto il mondo sono ancora impegnati nel trovare marcatori biologici analizzabili tramite tecniche semplici e non invasive (come il prelievo di sangue) per individuare i soggetti a rischio prima dello sviluppo dei sintomi, e nuovi bersagli per lo sviluppo di farmaci.

La ricerca qui al NICO

La prof.ssa Serena Stanga (nella foto qui in basso) ha iniziato a occuparsi di malattia di Alzheimer durante il Dottorato di Ricerca presso l’Università degli studi di Pavia e – in seguito - per otto anni nell’Istituto di Neuroscience (IoNS) dell’Universitè Catholique de Louvain (Bruxelles, Belgio) con il Prof. Pascal Kienlen-Campard con cui continua a collaborare. In Belgio ha studiato i geni coinvolti nella malattia (APP e PSs), contribuendo alla comprensione della loro influenza sulla funzionalità delle cellule nervose, delle giunzioni neuromuscolari.

Stanga_web

Dal 2019 è Ricercatrice qui al NICO all’interno del gruppo Sviluppo e Patologia del Cervello guidato dal Prof. Alessandro Vercelli. Una delle sue linee di ricerca riguarda lo studio dei mitocondri, che rappresentano nel nostro organismo il primo sensore dello stress ossidativo e dei danni che accumulati nel tempo portano a neurodegenerazione, e le alterazioni del metabolismo del ferro nel sistema nervoso centrale (SNC).

Di recente la prof.ssa Stanga ha ricevuto il finanziamento (2022-2024) di Fondazione Cassa di Risparmio di Torino (CRT) per un progetto di ricerca che ha l’obiettivo di trovare nuovi marcatori precoci di malattia e target terapeutici legati al metabolismo del ferro e ai mitocondri.

«In questo progetto, insieme alla Dr.ssa Mariarosa Mezzanotte, ci proponiamo di scoprire nuovi meccanismi neurobiologici alla base della neurodegenerazione, di identificare nuovi marcatori in grado di predire il declino cognitivo e nuovi target per lo sviluppo di farmaci per la cura della malattia di Alzheimer. Studieremo in particolare i meccanismi legati al metabolismo del ferro nella corteccia cerebrale e nell’ippocampo - precisa - le aree più colpite durante l’invecchiamento cerebrale, con approcci di biologia cellulare, molecolare, biochimica e di imaging avanzato» .

Le molecole individuate, essendo correlate al metabolismo del ferro, presentano il vantaggio di essere misurabili nel circolo sistemico e di essere facilmente analizzabili nell’uomo tramite prelievo di sangue. Infatti, grazie a questa peculiarità in un futuro studio traslazionale su campioni di fluidi biologici di pazienti sarà possibile valutarne il potenziale diagnostico nell’uomo.

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